Il secondo appuntamento con la rubrica Visti per voi, a cura del team dell’Istituto Europeo di Psicotraumatologia e Stress Management (IEP) è con il film Il sospetto (2012). Un’accusa di pedofilia vista da un’inquadratura diversa dal consueto: dalla parte del presunto carnefice e non da quella della supposta vittima. Grazie alla guida della psicologa e psicoterapeuta IEP Chiara Iacono, scopriamo le radici più profonde di ciò che definiamo ‘trauma’.
A cura di Chiara Iacono
Psicologa e Psicoterapeuta Transculturale – Consulente IEP
Quanto è vera la presunzione di non colpevolezza secondo cui un imputato (una persona) è innocente fino a prova contraria? Forse è legata alla tipologia di crimine, per cui per alcuni crimini, particolarmente odiosi, è sufficiente il sospetto. Chiara Iacono
Il sospetto – Scheda del film
Il sospetto (Jagten) è un film del 2012 scritto, diretto e prodotto da Thomas Vinterberg con Mads Mikkelsen. È il primo film della coppia artistica Thomas Vinterberg (regista) e Mads Mikkelsen (attore), presente in sala in questo momento con il bellissimo Un altro giro.
Presentato il 20 maggio 2012 al Festival di Cannes, Mads Mikkelsen ha vinto il premio per la miglior interpretazione maschile.
Il film è liberamente accessibile su Amazon Prime Video.
La storia
Lucas insegna come educatore nell’asilo nido del suo piccolo paese in Danimarca ed è molto ben inserito nel contesto sociale. È separato e ha un figlio che vive con la ex moglie, con il quale ha un buon rapporto malgrado l’ostruzionismo della donna. Un giorno la piccola Klara, figlia del migliore amico di Lucas, riferisce alla direttrice dell’asilo la descrizione degli organi sessuali di Lucas: la donna fa partire la macchina dell’indagine per presunti abusi sessuali. Intorno a Lucas si viene a creare il vuoto: bambini e adulti che tanto lo stimavano e apprezzavano lo lasciano solo. Lo sguardo dolente che lo ritrae nella locandina della versione italiana del film dimostra, oltre all’abilità attoriale di Mads Mikkelsen, la rassegnazione di fronte a un’ingiustizia evitabile.
Aspetti interessanti del film per chi si occupa di supporto psicotraumatologico
Violenza strutturale
Il primo elemento che emerge dalla visione del film Il sospetto si rifà alla nozione di violenza strutturale, intesa come qualsiasi scenario in cui una struttura sociale perpetua l’iniquità, causando così sofferenze evitabili. In questo caso specifico, la violenza strutturale si concretizza nel pregiudizio, che segue il sospetto che dà il titolo al film, rispetto alla colpevolezza di Lucas, considerato meno degno di ascolto rispetto alla piccola Klara. L’aspetto più eclatante di questa violenza strutturale è che, nel pregiudizio dettato dal tentativo di proteggere la vittima, si negano i diritti di ascolto del presunto carnefice.
I meccanismi di costruzione sociale vengono introiettati e incorporati da ogni membro di una cultura a un livello così precoce e primario da apparire ‘naturali’.Tale incorporazione, se da un lato fonda la possibilità stessa di esprimere la propria soggettività in maniera autodeterminata, dall’altro può avere una funzione di assoggettamento e di controllo: attraverso l’incorporazione della struttura normativa sociale, il gruppo regola infatti il diverso accesso degli individui alle risorse e con ciò può determinare effetti di esclusione, dipendenza e sofferenza.
Tale dimensione è stata definita mediante il concetto di violenza strutturale (Farmer, 1999, 2006). Si tratta di modalità, specifiche per ogni gruppo sociale, espresse attraverso ritualità, prassi, azioni concrete che vengono ‘naturalmente’ e automaticamente riprodotte dal processo sociale stesso nel suo divenire, poiché ogni soggetto, nel momento in cui acquisisce un’identità sociale (di genere, di ruolo, di posizione), contribuisce a reiterarle (Dalal, 1998; Nguyen, 2005, 2006). Psicologia culturale, Raffaello Cortina Editore, Milano
E così accade che, sulla base delle parole della bambina, l’uomo – maschio adulto – diventa immediatamente colpevole e come tale trattato, prima dalla cerchia delle persone più vicine e poi man mano da tutti gli altri attori sociali.
Concetto di trauma e ulteriore vittimizzazione
Secondo la teoria condivisa dallo IEP, il trauma non è né un evento né una patologia: è la relazione tra l’evento critico e il significato che il soggetto e la sua comunità di appartenenza gli attribuiscono, mediato dalla cultura di appartenenza del singolo.
Tale concetto è alla base della metodologia MPTT (Multidimensional Psychodinamic Trauma Therapy) di G. Fischer per l’individuazione, la diagnosi e la presa in carico terapeutica dei disturbi da stress traumatico acuto e cronico e dei disturbi dell’adattamento. Secondo questa teoria, la traumatizzazione è un fenomeno non solo psicologico ma anche socio-biologico e perciò deve essere affrontata con strumenti che intercettino il mondo cognitivo e psichico del soggetto colpito ma anche quello del suo contesto socio-culturale e fisico.
Nel film possiamo considerare traumatizzati entrambi i personaggi, sia l’uomo che la bambina, proprio per le risposte che il contesto sociale dà loro: non ascolto e non comprensione alla bambina e pregiudizio e presunzione di colpa all’uomo.
Incompetenza nell’ascolto
Nella scena della ricerca di informazioni all’asilo, che più che altro sembra un interrogatorio nei confronti della bambina, emergono tutti gli errori che non dovrebbero essere commessi nella prima fase di ascolto di un bambino vittima presunta di un abuso.
L’uomo – che non si presenta ma viene identificato dopo un po’ come ‘l’amico Ole’ – inizia con una domanda aperta a cui Klara non risponde. L’uomo comincia allora a porre domande chiuse (la cui risposta può essere solo sì o no) suggerendo nella domanda la risposta. La bambina non risponde se non con cenni del capo che l’uomo traduce in esplicitazioni positive o negative; l’uomo arriva addirittura a suggerire reazioni fisiche che la bambina non dovrebbe conoscere, suscitando un effetto nella direttrice e non nella bambina che è all’oscuro di tutto e non capisce cosa stia succedendo e di cosa si stia parlando.
Questo esempio di modalità di ricerca di informazioni è in chiara violazione della Carta di Noto (che completa e aggiorna il Protocollo di Cosenza del 2016) che, con le sue linee guida, indica le modalità di ascolto di un o una minorenne.
Dalla finzione all’attualità
I Diavoli della Bassa modenese
Tenendo a mente che la realtà a volte supera la finzione, occorre precisare che proprio in questo momento (Giugno 2021) è di attualità la rivelazione di uno dei bambini coinvolti nello scandalo denominato Veleno che portò all’allontanamento di 16 bambini dai loro genitori accusati di averli abusati all’interno di riti satanici ma successivamente prosciolti. Il giudice accusò le psicologhe che avevano eseguito gli interrogatori dei bambini di aver indotto in loro falsi ricordi attraverso domande suggestive e pregiudizievoli.
Sempre sullo stesso tema, fa ormai parte della storia americana la vicenda della scuola materna McMartin dove alcuni insegnanti furono denunciati per presenti abusi su minori che non vennero mai confermati.
Le presunte molestie a Rignano Flaminio
E per finire restando in Italia, ricordiamo il caso della scuola Olga Rovere di Rignano Flaminio in provincia di Roma, dove un gruppo di adulti coinvolti nelle attività scolastiche (maestre, commesse e qualcuno dei loro mariti) e denunciati per abusi sugli allievi furono poi del tutto prosciolti perché i fatti non sussistono.
Questi casi giudiziari dovrebbero insegnare che, se la giustizia deve essere perseguita e i minori in ogni caso tutelati, la prudenza, la correttezza e la competenza di chi se ne occupa deve essere sempre garantita, per evitare gravissime conseguenze sul piano psicologico delle persone coinvolte e sul piano sociale di tutta la comunità.
Perché vedere il film Il sospetto
Perché è uno spaccato reale del mondo, di ciò che può accadere a chiunque.
Da guardare solo se si è in grado di sopportare la mancanza di un lieto fine.
Approfondimenti
Protocollo di Cosenza – https://www.psicologiagiuridica.eu/download/2675/
Carta di Noto – https://aipgitalia.org/wp-content/uploads/2011/01/Carta-di-Noto-IV-2017.pdf
Bibliografia
- AA.VV. (2009), Psicologia culturale, Raffaello Cortina Editore, Milano
- Dalal F. (1998), Prendere il gruppo sul serio, Tr. it. Raffaello Cortina editore, Milano 2002
- Farmer P. (1999), Infections and Inequalities. The Modern Plagues, University of California Press, Berkley, CA
- Farmer P. (2006), “Un’antropologia della violenza strutturale”, in Antropologia, 6, 8 (“Sofferenza sociale”), pp. 17-50
- Fischer G. (2003), Neue Wege aus dem Trauma, Patmos, Düsseldorf
- Fischer, G. (1995), “Methodological Issues in Psychotraumatology – Qualitative and Quantitative Stragegies of Research”, in Stiftung für Kinder (Ed.), Children – War and Persecution, pp. 49-52
- Nguyen, V.K. (2005), “Antiretroviral globalism, biopolitics and therapeutic citizenship”, in Ong A., Collier S., (a cura di), Global Assemblages: Technology, Politics, and Ethics as Anthropological Problems, Blakwell, London
- Nguyen V.K. (2006), “Attivismo, farmaci antiretrovirali e riplasmazione del sé come forme di cittadinanza biopolitica”, in Antropologia, 6, 8 (“Sofferenza sociale”), pp. 71-92
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