Da ieri una molto infelice frase del Presidente Draghi ha accumunato gli psicologi di 35 anni ai ‘furbetti saltafila del vaccino’. Ecco, quando non si riflette abbastanza sugli esempi che si portano a suffragio di una teoria (peraltro ottima: vaccinare prima i più fragili e i più a rischio di esiti gravi da Covid) si finisce con il comunicare solo un messaggio erroneo, divisivo, demagogico.
Caro Presidente,
nel nostro Istituto abbiamo molti ‘psicologi di 35 anni’ ma anche di meno o di qualche annetto in più ma certamente sotto la soglia ‘anziana’, che
- hanno ricevuto il vaccino e lo hanno ricevuto innanzitutto perché gli psicologi sono sanitari e il decreto che Lei, Presidente, ha firmato ‘obbliga’ i sanitari alla vaccinazione pena la sospensione dell’esercizio della professione ma, nel nostro piccolo specifico caso, sono stati vaccinati perché questi nostri psicologi e psicologhe – la maggior parte di 30 e 40 anni – dal 26 febbraio 2020 sono stati costantemente a fianco dei medici e degli infermieri in servizio sui mezzi di soccorso del 118 lombardo e nei pronto soccorsi degli ospedali che hanno dovuto affrontare l’inimmaginabile;
- hanno supportato il personale delle sale operative del 118 e del 112 che per mesi ha gestito al telefono la più tremenda disperazione panica collettiva che la nostra attuale società ricordi mentre piangevano i loro stessi colleghi o familiari morti di Covid;
- hanno fatto circa 2000 ore di turni massacranti in regime di volontariato alla centrale del Numero Verde Coronavirus di Regione Lombardia, ascoltando cittadini nella più totale angoscia e smarrimento quando, caro Presidente, vorrei ricordarglielo, ci veniva detto dal governo di rispondere a chi aveva febbre e tosse che «se non era tornato dalla Cina e non aveva avuto contatti diretti con persone appena tornate dalla Cina non avrebbe dovuto preoccuparsi perché era sicuramente solo un’influenza stagionale» (conservo le copie scritte di quelle istruzioni).
Ecco questo succede quando si fanno esempi un po’ a casaccio.
Si creano stereotipi e si toglie rispetto e dignità alle persone vere.Come presidente di un Istituto che si occupa di psicologia delle emergenze porgo le mie personali scuse ai nostri ‘giovani’ colleghi e colleghe, psicologi delle emergenze che da febbraio 2020 sono ogni giorno al fronte di questa pandemia per sostenere l’immane sforzo fisico e psichico che il personale dell’emergenza sanitaria ha sostenuto e sta tuttora sostenendo, e lo ha fatto rischiando anche la propria salute e spesso rinunciando ad avere contatti con i propri genitori anziani.
Ecco personalmente, essendo quasi in fascia di diritto ‘vaccinabile’ per età, cederei volentieri il posto in fila a uno di questi ‘psicologi di 35 anni’. Per fortuna ci sono direzioni sanitarie che conoscono e apprezzano il lavoro che facciamo e non hanno esitato a includerci nella lista del personale sanitario da vaccinare senza nemmeno pensare di mettere limiti inferiori di età.
Grazie.
Questo contributo è stato originariamente pubblicato sulla pagina Facebook dello IEP.