Allenare la pazienza è un ottimo sistema per combattere lo stress quotidiano. Avete presente il vecchio adagio «prima di rispondere conta fino a 10!»? Bene, sappiate che funziona. Davvero. Prendere tempo (e imparare a farlo) ci permette di trasformare l’emozione immediata che ci avrebbe fatto reagire d’impulso in una reazione più razionale e riflettuta. Lo sapeva anche Leonardo Da Vinci e può farlo chiunque. Ma andiamo con ordine.
La parola pazienza proviene dal termine greco pathos che indica dolore e sofferenza.
È la capacità di raffrenare la naturale tendenza a reagire immediatamente agli eventi negativi che ci colpiscono. In tedesco la parola per definirla è Geduld, dal verbo dulden, ‘tollerare, portare’.
A cosa serve la pazienza?
Diventare più pazienti serve eccome. Tre sono le finalità più immediate.
- Diminuire quello stato di perenne tensione e attivazione che è uno degli atteggiamenti tipici di chi è ‘stressato’ o ‘stressata’.
- Imparare a controllare le nostre emozioni.
- Sopportare meglio le avversità che incontriamo.
Spesso si pensa che attitudini come l‘essere più o meno pazienti siano fatti caratteriali e costituzionali mentre anche la pazienza, come tante altre capacità umane, può essere insegnata e venire appresa. In particolare, è attraverso l’esercizio ripetuto che possiamo farla diventare un nostro punto di forza anche se inizialmente ci ritenevamo persone tendenzialmente impazienti.
Breve storia della pazienza
Fin dall’antichità troviamo appelli a esercitare la Pazienza negli scritti di molti grandi filosofi e teologi e nel XVII secolo divenne famoso in tutta Europa una specie di manuale della pazienza scritto da un gesuita tedesco, Geremia Dressellio, intitolato Scola della Patienza, uno dei primi libri a essere tradotto in tutte le lingue volgari esistenti a quel tempo in Europa. Chiaro segno che fin dall’antichità avevamo bisogno che qualcuno ci insegnasse come essere più pazienti!
E sentite con quale geniale allegoria il pragmatico Leonardo da Vinci ci invogliava ad accrescere la pazienza.
La pazienza fa contra alle ingiurie non altrementi che si faccino i panni contro del freddo; imperò che se ti multiplicherai di panni secondo la multiplicazione del freddo, esso freddo nocere non ti potrà; similmente alle grandi ingiurie cresci la pazienza, esse ingiurie offendere non ti potranno la tua mente.
Ma. Se non avete il tempo di leggere le centinaia di pagine in latino del Dressellio, o la pazienza di ‘tradurre’ l’italiano arcaico di Leonardo, potreste cominciare con il far tesoro dei consigli ‘della nonna’ (o del nonno, a seconda delle storie familiari).
Conta che ti passa (il tempo e il nervoso)
Almeno una volta nella vita ve lo sarete sicuramente sentito dire:
«prima di parlare conta fino a 10!».
In effetti non è affatto un consiglio sciocco e ha addirittura dei fondamenti neurofisiologici.
Qualsiasi compito numerico, infatti, implica l’attivazione di una specifica popolazione di neuroni collocati nel lobo prefrontale, nel solco intraparietale e nell’area temporale inferiore. L’attivazione di queste aree disinnesca temporaneamente l’attività delle aree cerebrali deputate alle risposte emotive (sistema limbico) e il nostro cervello ‘guadagna tempo’ per trasformare l’emozione immediata che ci avrebbe fatto reagire d’impulso in una reazione più razionale e riflettuta.
Ricordate: per esercitare la pazienza abbiamo bisogno di tempo!
Quindi prima di rispondere a un WhatsApp o a un’e-mail che vi ha spazientito, contate davvero fino a 10 e se qualcuno in una riunione sta dicendo qualcosa che vi irrita, contate almeno fino a 3 (magari facendo anche un lungo respiro) prima di prendere la parola e ribattere.
In quel tempo avrete riacceso i neuroni della vostra corteccia prefrontale che vi farà trovare le parole giuste.
Geduld-training: il Training della Pazienza
E veniamo all’esercizio anti-stress vero e proprio progettato per voi questo mese dal team IEP: una pratica tanto semplice da eseguire quanto difficile da… fare propria. Aspettare.
Pronti e pronte a iniziare il vostro personale Geduld-training?
Occorre molta pazienza per impararla.
Stanislaw Jerzy Lec
Il Solitario procrastinato
Una delle principali cause del nostro stress quotidiano è il bisogno di gestire contemporaneamente più cose di quello che sarebbe obiettivamente ragionevole pretendere da noi stessi.
Questo spesso deriva da una sovrastima delle nostre capacità di tolleranza della fatica mentale e fisica e della pressione psichica necessaria a realizzare tutto ciò che ci prefiggiamo di fare in una giornata.
Indubbiamente ci sono compiti e scadenze che non possiamo ritardare ma sapersi organizzare bene significa anche saper aspettare.
Quante volte infatti ci siamo messi a fare cose che in realtà avremmo potuto rimandare ai giorni successivi, magari togliendo tempo ad altri compiti che avevano invece più urgenza, solo perché ‘volevamo finirle’ o ‘non riuscivamo ad aspettare’? Qualche esempio?
Quando apriamo la posta elettronica di prima mattina e ci troviamo la solita lunga fila di email, siamo capaci di rispondere solo a quelle urgenti e pianificare in tempi successivi la risposta a quelle meno urgenti? O piuttosto ci mettiamo a rispondere andando in ordine cronologico ‘per portarci avanti’ o ‘per liberarmene’ ma poi a fine pomeriggio ci accorgiamo che una certa cosa che dovevamo fare entro sera è rimasta indietro?
O quando un amico ci manda un WhatsApp mentre stiamo tornando a casa, siamo capaci di aspettare di essere di nuovo a casa per rispondergli o ci mettiamo a digitare la risposta mentre camminiamo o peggio mentre stiamo guidando o pedalando?
Se l’aspettare non è un tuo punto di forza, sicuramente anche la tua capacità di pazientare ne risente.
Ecco allora un bell’esercizio per te.
Ecco cosa ti serve:
- Un semplice strumento di gioco (un mazzo di carte, una scacchiera o un puzzle)
- Tempo.
ESECUZIONE
- Imposta un gioco (un solitario, ma anche no*).
- Ogni giorno, possibilmente alla stessa ora, farai una e una sola mossa.
- E ti fermerai lì, aspettando il giorno successivo per fare la mossa successiva.
Puoi decidere di impostare un solitario con le carte, oppure fare la stessa cosa con un puzzle (1 tessera al giorno!), ma anche con la dama o gli scacchi o un qualsiasi altro gioco da tavola (*) se avete qualcuno con cui condividere questo allenamento.
ATTENZIONE – I primi giorni saranno difficilissimi, sentirai la tentazione di aggiungere altre mosse e ti accorgerai della fatica e, addirittura, del fastidio che ti dà il doverti trattenere dall’andare avanti; ma dopo una settimana ti sarai abituato o abituata a quel tempo di attesa e la singola mossa quotidiana diventerà un rituale e il dover aspettare non sarà più così faticoso e irritante: hai cominciato ad allenare il tuo centro della Pazienza. Complimenti!
Riconoscere i Ladri di Pazienza
Accanto al prendere tempo (conta fino a 10) e all’allenamento attivo (appena visto), può essere di grande aiuto riconoscere i cosiddetti ‘ladri di pazienza’ e neutralizzarli. Ecco come.
Hai presente quelle persone che, volontariamente o meno, si rivolgono sempre a noi con modalità polemiche e provocatorie, quasi come se volessero proprio farci ‘perdere la calma’? Eccoli: sono i ladri e le ladre di pazienza!
Il meglio, una volta che li abbiamo identificati, sarebbe di averci a che fare il meno possibile, ma se questa soluzione più radicale non fosse perseguibile, il suggerimento è di fare l’esercizio della riformulazione.
Parole nuove per nuove emozioni
Riformulate ad alta voce ogni frase che vi viene rivolta da questo tipo di persone che regolarmente vi spazientisce.
Un esempio domestico ben noto a chi ha figli e figlie adolescenti: il loro «Ma non è ancora pronta la cena? Io devo uscire. Si mangia sempre tardi in questa famiglia!» può diventare il nostro «Forse intendevi dire: ‘Mamma (o papà, a seconda degli stili familiari), a che ora sarà pronta la cena che stai generosamente cucinando per noi di ritorno stanca (o stanco) dal lavoro’, vero?»
Probabilmente l’adolescente penserà che siete ‘fuori di testa’ e non mitigherà la sua prepotenza giovanile, ma questo esercizio serve a voi, perché impegnando il cervello nella riformulazione rispettosa e non irritante di quella domanda avrete dato tempo alla vostra corteccia prefrontale di controllare la reazione impulsiva che sarebbe scaturita.
Se chi vi fa ‘perdere la pazienza’ è un o una superiore o qualcuno a cui non potreste rivolgervi così esplicitamente potete sempre fare questo esercizio mentalmente, riformulando dentro di voi la frase del Ladro o della Ladra di Pazienza.
Poi, sia chiaro, per quanto ben esercitata, ogni Pazienza ha dei limiti!
Parola del team IEP al completo.